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«Il dramma dell'inarrestabile surriscaldamento terracqueo non sembra sollevare timori e preoccupazioni eccessivi nella gran parte della popolazione del pianeta. Esiste però un certo numero di cittadini per i quali al contrario il problema sta diventando una disperata ossessione. Io personalmente, lo devo ammettere, faccio parte da tempo di quest'ultima tormentata categoria.
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» Inizia così questa accorata riflessione di Dario Fo sulla catastrofe ecologica a cui andiamo incontro in una quasi totale, e colpevole, mancanza di consapevolezza. Ma ecco il capovolgimento del comico... E se la catastrofe si rivelasse in realtà una salvezza, addirittura una rinascita per il pianeta? Un bel mattino, a Milano, a Roma, o in qualsiasi altra città del mondo, le lampadine non si accendono, il frigorifero è spento, niente caffè al bar, niente benzina alle pompe. In un batter d'occhio crollano banche e assicurazioni, il denaro non vale più. Il panettiere con forno a legna è preso d'assalto, tornano in auge le biciclette e l'energia prodotta dal sole, dal vento e dai combustibili vegetali finalmente si afferma. Le guerre del petrolio non hanno più ragione di esistere. I potenti di turno rimangono intrappolati nelle loro ville superprotette e superaccessoriate, mentre i politici e i religiosi paludati smettono di fare chiacchiere inutili e razzolano insieme agli altri affamati. Le città si svuotano e si riempiono di nuovo le campagne. E ovunque si ritorna spontaneamente a riunirsi, a discutere... Fantasie? La nuova, geniale «opera buffa» di un grande e imprevedibile Premio Nobel? «Mi rendo conto solo ora che, trascinato da una specie di catarsi immaginifica, mi sono lasciato trasportare dentro una simulazione di follia» dice Fo. Ma — ed è questa la vera conclusione — l'apocalisse verrà, per quanto ci rifiutiamo di vederla. Se l'umanità non rinsavisce, nella sua corsa cieca va dritta verso la fine.