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I Kurdi e il Kurdistan : tra domande e risposte

Abdul-Malek, Zuhair

Ediesse 2002

Abstract

Nella vasta regione che si stende dalle pianure della Mesopota-mia agli altopiani dell'Anatolia, dalle sorgenti del Tigri e dell'Entrate alla vetta del monte Ararat, in quella che è stata definita la culla dell'umanità, sorge il Kurdistan, una nazione fantasma di 36 milioni di persone, oggi smembrata tra quattro Stati e mutilata dalla diaspora, ma che conserva la propria identità, la lingua, le tradizioni, la cultura, radicate in millenni di storia splendida e sanguinosa. Qui nacque il profeta Abramo nella città di Amed, e da qui mosse il Re Saladino alla conquista della Terra Santa. Del Regno del Kurdistan scrive Marco Polo nel suo viaggio verso oriente. Da secoli però la parola kurdo è stata cancellata dai libri di storia come dalle carte geogratìche: fin dal Medioevo il Kurdistan è stato terra di rapina, conteso per le sue bellezze naturali dai Persiani e dagli Ottomani, vittima infine dell'imperialismo del Novecento, ansioso di assicurarsi il controllo dei giacimenti petroliferi tra i più ricchi del mondo. Oggi la Siria, l'Iran, l'Iraq reprimono l'etnia kurda fino al genocidio, la Turchia non ne ammette neanche l'esistenza, i kurdi che rivendicano il diritto all'autodeterminazione dei popoli sono liquidati come terroristi, il leader Abdullah Oculan è in carcere, condannato a morte.
E possibile dare soluzione alla questione kurda? E chi se non la comunità internazionale, come ricorda il premio Nobel Najib Mahfuz, dovrebbe farsene carico?

Zuhair Abdul-Malek, professore di sociologia, membro indipendente del KNK (Congresso Nazionale Kurdo), risponde agli interrogativi sullo spinoso problema, ripercorrendo la storia e l'aspirazione alla giustizia di un popolo condannato alla dominazione straniera dalla stessa ricchezza, dalla bellezza, dall'importanza strategica della propria patria.
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