<< "Gli archivi delle famiglie hanno, tra le fonti storiche, l'importanza stessa che nella vita civile ebbero le famiglie che li formarono. E perciò negli stati ove alcuni ceti conseguirono un'alta importanza politica, le scritture delle famiglie che di quei ceti fecero parte hanno un altissimo interesse".
Da queste parole del conte R. Filangieri nasce il mio desiderio di segnalare in questa raccolta di studi tre archivi privati in Terra d'Otranto.
Essi non hanno, è vero, il valore per esempio, dell'archivio dei principi Caracciolo di Santo Bono; sono nati però e si conservano in una terra che di archivi privati oggi è purtroppo povera. Molte famiglie nobili o i cui ascendenti abbiano comunque goduto un tempo una posizione predominante nella vita politica o economica di Terra d'Otranto, sono emigrate altrove, attratte da una vita più intensa e più interessante che non sia quella dei piccoli centri pugliesi e con esse i loro archivi sono andati dispersi a Roma, a Napoli, fuori della patria originaria; altre, detentrici per diverse vie di fondi di archivi privati, o non sanno di possederne confinati, come li hanno, in soffitta, tra le cose più vecchie o, sognando di avere chissà quali tesori commerciabili, si guardano bene dall'attirare su di essi l'attenzione delle autorità preposte alla tutela del patrimonio archivistico.
(C'è anche purtroppo una genìa di pseudo studiosi di storia che, dopo aver dilapidato archivi altrui per la pura manìa di aver presso di sè atti pergamenacei, non si cura di segnalarli, temendo un giorno di doverli restituire al legittimo proprietario).
E' perciò una fortuna che presso la Bibiblioteca Bernardini di Lecce si conservi, accessibile a tutti, un gruppo di 276 pergamene dei secc. XIV - XIX: alcune deteriorate, altre in ottimo stato, avulse, è vero, del materiale cartaceo che con esse costituiva gli archivi originari, ma tali che ne è stato possibile un ordinamento storico con la ricostruzione dei singoli fondi.
Queste 276 pergamene fanno parte di tre archivi: di quello dei Castromediano, marchesi di Cavallino e duchi di Morciano, di quello dei Morelli, nobili di Copertino, e dei Marrese, nobili di Taranto. Non mancano i diplomi sovrani, alcuni di un certo interesse diplomatico perchè - come si sa- gli atti della cancelleria dei principi di Taranto sono oggi per lo più dispersi; e qui nel fondo Castromediano, se ne può leggere uno, molto deteriorato, ma originale con sottoscrizione autografa e sigillo pendente di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, e un altro, più interessante pel contenuto, in copia autentica del 1572.
Non mancano i diplomi di Ferdinando I, Alfonso II, Carlo d'Asburgo e Giovanna d'Aragona, di vicerè spagnoli e austriaci che, riconoscendo ai Castromediano il contributo da essi dato per la saldezza della monarchia nei suoi momenti più difficili, li colmano di onori e favori. Nè mancano le bolle pontificie e vescovili in favore degli stessi Castromediano, dei Morelli, dei Marrese.
Il resto è costituito da istrumenti notarili (compre, vendite, locazioni di terre, di case e botteghe, che offrono utili indicazioni su località del Salento e sulla topografia, in specie di Taranto; costituzioni di doti, atti emessi da tribunali laici o ecclesiastici per dirimere controversie), che interessano per la vita feudale, giuridica, economica del Salento dalla fine del '300 al '700, per il volgare, per i nomi delle persone e dei luoghi, per la cronologia in uso in queste terre, e che, con le pergamene e i protocolli notarili dell'Archivio di Stato di Lecce, costituiscono tra le più preziose fonti di vita privata che oggi sia possibile studiare nel Salento.
Molta storia del Salento è ancora da fare: si parla, riparla di questa terra ma, siamo sinceri, il punto debole è nel rifarsi sempre alle stesse cronache, agli scritti, alle opinioni altrui; mentre un ritorno alla verità nuda e cruda del documento ci dà una nuova visione, più completa, più aderente alla realtà, della vita e delle genti che ci precedettero. [...] Riconosciamo che gli archivi privati hanno, tra le fonti storiche, un interesse che va molto al di là di quello immediato e limitato all'attuale discendente: assumono - ed è per questo che ci interessano - una portata più vasta nello studio della vita civile di una intera regione.
(Un probelma, ad esempio, cui dai nostri studiosi si dà, in genere, pochissimo peso mentre esso fornisce uno degli elementi essenziali per la valutazione diplomatica e storica dei documenti, è quello della datazione in uso in Terra d'Otranto. Ebbene, le pergamene Morelli e Marrese ci offrono, tra l'altro, elementi molto utili in tal senso: l'uso dell'indizione e dell'anno bizantini a Copertino, a Lecce, a Nardò non declina affatto - come nel resto del Mezzogiorno - sul finire del sec. XV ma perdura, e a Lecce giunge almeno fino al 1569. A Taranto l'indizione bizantina va molto oltre; nella pergamena Marrese numero 66 essa è ancora in uso nel 1714. Si tratta di un ricordo isolato di una consuetudine vecchia ormai di molti secoli? o non piuttosto la tenacia di una tradizione, altrove già svanita da tempo, è da collegare a un particolare ambiente o a particolari fatti della vita interna di questa città? >>
(Michela Pastore, Archivi privati in Terra d'Otranto, L'arte Tipografica - Napoli, 1959)
Il lavoro di digitalizzazione e catalogazione è ancora in corso ma siamo riusciti a digitalizzare i regesti a cura di Michela Pastore, ora disponibili per la prima volta on line.